Ma una bomba è qualcosa di diverso. Una bomba di quelle dimensioni fa pensare alla guerra. Non era la prima e non sarebbe stata l'ultima. Ma così plateale, così prepotente, non si era mai vista.
I miei ricordi sono così deboli. Mi rammarico di aver dimenticato, di non essere in grado di fare una cronaca completa di quello che avvenne in quella fine di Maggio del 1992, almeno ai miei occhi. Ma un ricordo indelebile, e che trattengo prezioso nella mia memoria, è la catena umana alla quale partecipai, quasi ad un mese dalla Strage di Capaci. Centinaia di persone, di tutte le età, di ogni estrazione sociale - così come giornalisticamente si dice - davanti al Palazzo di Giustizia, che di lì a poco sarebbe diventato uno dei luoghi più blindati d'Italia, con decine di militari (l'operazione dei Vespri) a protezione della giustizia. Uno accanto all'altro, mano nella mano, sguardo nello sguardo. Un cordone umano che univa il Palazzo di Giustizia alla casa di Falcone, con le spalle ancora pesanti dalle macerie di una bomba appena scoppiata, e ignari che un'altra da lì a breve avrebbe sconvolto nuovamente questa città. Era il 24 giugno del 1992 ed io compivo 14 anni.
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