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Palermo lontana

Ora che la vedo da lontano
così  distesa come donna assonnata e i capelli umidi e neri
e seni grandi da allattare chiunque.
Gambe aperte allo scirocco bollente e umide cosce,
con gocce di sudore piene di spine e croci spezzate.

Donna non troppo sincera, ride al mare sempre uguale,
dove con poca disinvoltura bagna i suo sguardi.
Donna di olio e di spari, di ammiccamenti pieni di parole pesanti e tristi.

Ma cosce sempre aperte per tutti, come un buco nero risucchia la luce
che portate voi viandanti che non sapete, che credete di incontrare la luce scolpita nel tufo
come una volta, ma non c’era una volta, c’è  solo quello che vi viene messo sulle spalle;

donna che piange ogni giorno, che graffia i seni delle donne che non hanno più lacrime;
donna piena di meraviglie contorte,
ambigui sospiri che sembrano gemiti di godimenti barocchi;

poi ride perché la piccola Santa nata dalla sua testa continua a passeggiare come bambina ingenua,
ma non sa che i suoi vestiti ormai trasudano sangue nero,
ed il Luglio preferito, quello lontano secoli, schiaccia solo lumache morte.

Donna che sa tutto, e non vuole ancora imparare ed insegnare,
perché nega d’essere puttana,
perché non vuole che il mondo si accorga della sua età;
ma continua a pettinarsi i capelli unti specchiandosi nei nostri occhi;

e noi facciamo l’amore con violenza e senza la tenerezza consueta,
e mordiamo con rabbia i suoi occhi neri,
lecchiamo voraci la terra della sua bocca,
godiamo infilandoci nel suo umido ventre e cerchiamo i se e i perché
legati con fil di ferro e minacciati dalle pantomime delle callose mani.

Ora che la vedo da lontano vorrei fare l’amore con lei,
ora che la vedo da lontano e il suo volto diventa favola mitica
mi inginocchierei davanti ai suoi arabi seni e piangerei…
ora che la vedo da lontano i suoi sorrisi possono ingannarmi,
ora che la vedo da lontano ripasso sul palmo delle mie mani
le vendette, la Vucciria sporca e vuota, la chiesa maestosa delle sue preghiere infami,

e quegli occhi chiusi di chi l’ha amata troppo…

(Matera 2009)

Barbara Balzerani (foto di Andrea Semplici)
Avrei dovuto scrivere queste pagine qualche giorno fa, come si dice “a caldo”. Stranamente, però, non sono proprio riuscito a buttare giù nemmeno una parola. Pensieri tanti, invece. L’elaborazione sulla serata della presentazione del libro di Barbara Balzerani, Compagna Luna, mi è risultata lenta e laboriosa. Non so bene quello che voglio scrivere. Proseguendo sono convinto che le parole arriveranno. La scrittura, a volte, assomiglia ad una diga crepata; le parole se ne stanno ferme, sbarrate da una muraglia; ne escono poche dalla crepa. Ma più quelle escono più la crepa si allarga e, in fine, la diga va in frantumi e le parole travolgono ogni cosa. Lascio che la crepa si allarghi poco alla volta, senza fretta.

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Lo “strazzo” è stato fatto. La 624° festa di SS. Maria della Bruna può essere definitivamente archiviata. La santa deve ben riposarsi per un anno intero adesso. Il giorno più lungo per la città di Matera, il 2 Luglio, è finito. Ognuno ne trarrà, in questi giorni, le proprie impressioni. Le discussioni sui singoli momenti della festa si sprecheranno per le prossime settimane, animando i caffè, le piazze.
Il carro della Bruna (2013)
È una festa strana la Madonna della Bruna. A volte sembra un’attesa estenuante. Ore e ore fermi ad aspettare sempre qualcosa. Poi, improvvisamente, tutti iniziano a correre o a camminare velocemente. Succede qualcosa. Oppure ci si lascia suggestionare dalla massa. Forse non c’era nulla per cui valesse la pena andare veloci, forse un gruppetto di persone andavano semplicemente di fretta per conto loro, ma, come un effetto domino, decine di altre persone ne vengono influenzate.
Vi sono momenti topici che non dovrebbero mai sfuggire durante questa festa. Io me ne fa ne faccio sfuggire tanti. Mi giustifico dicendomi, e dicendo ai miei amici, che non sono materano. Non sento ancora davvero questa festa. Non posso tradire così facilmente la mia Santuzza Rosalia, il mio Festino.

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parte frontale del carro
Quest’anno il carro è davvero bello. Più o meno la frase che molti materani stanno ripetendo in questi giorni. Il carro è quello della festa della Madonna della Bruna che si svolge a Matera da ben 624 anni (oggi è il 2 luglio 2013). Una festa che fonda le radici in culture pagane, certamente. Una festa che non ha abbandonato il suo aspetto pagano e cruento. Il carro, simbolo ed emblema della festa, è costruito in legno e cartapesta. Materiali poveri. Una struttura leggera che faciliti la sua distruzione. Tra poche ore il carro verrà assaltato da decine di persone e fatto letteralmente a pezzi.

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