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Nostalgie palermitane

 

Palermo lontana

Ora che la vedo da lontano
così  distesa come donna assonnata e i capelli umidi e neri
e seni grandi da allattare chiunque.
Gambe aperte allo scirocco bollente e umide cosce,
con gocce di sudore piene di spine e croci spezzate.

Donna non troppo sincera, ride al mare sempre uguale,
dove con poca disinvoltura bagna i suo sguardi.
Donna di olio e di spari, di ammiccamenti pieni di parole pesanti e tristi.

Ma cosce sempre aperte per tutti, come un buco nero risucchia la luce
che portate voi viandanti che non sapete, che credete di incontrare la luce scolpita nel tufo
come una volta, ma non c’era una volta, c’è  solo quello che vi viene messo sulle spalle;

donna che piange ogni giorno, che graffia i seni delle donne che non hanno più lacrime;
donna piena di meraviglie contorte,
ambigui sospiri che sembrano gemiti di godimenti barocchi;

poi ride perché la piccola Santa nata dalla sua testa continua a passeggiare come bambina ingenua,
ma non sa che i suoi vestiti ormai trasudano sangue nero,
ed il Luglio preferito, quello lontano secoli, schiaccia solo lumache morte.

Donna che sa tutto, e non vuole ancora imparare ed insegnare,
perché nega d’essere puttana,
perché non vuole che il mondo si accorga della sua età;
ma continua a pettinarsi i capelli unti specchiandosi nei nostri occhi;

e noi facciamo l’amore con violenza e senza la tenerezza consueta,
e mordiamo con rabbia i suoi occhi neri,
lecchiamo voraci la terra della sua bocca,
godiamo infilandoci nel suo umido ventre e cerchiamo i se e i perché
legati con fil di ferro e minacciati dalle pantomime delle callose mani.

Ora che la vedo da lontano vorrei fare l’amore con lei,
ora che la vedo da lontano e il suo volto diventa favola mitica
mi inginocchierei davanti ai suoi arabi seni e piangerei…
ora che la vedo da lontano i suoi sorrisi possono ingannarmi,
ora che la vedo da lontano ripasso sul palmo delle mie mani
le vendette, la Vucciria sporca e vuota, la chiesa maestosa delle sue preghiere infami,

e quegli occhi chiusi di chi l’ha amata troppo…

(Matera 2009)

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